Il lancio della mostra sulle Macchine di Leonardo (“Leonardo’s Machines: Italian excellence over the centuries”), che si terrà al Jordan Museum di Amman fino al prossimo 7 dicembre, ha rappresentato l’occasione per un confronto con le nuove generazioni sul futuro della ricerca scientifica e tecnologica in Giordania.
All’inaugurazione ha infatti partecipato un gruppo di ricercatori giordani che hanno beneficiato dei programmi di formazione della Crown Prince Foundation, l’istituzione intitolata e presieduta dal Principe ereditario Hussein bin Abdallah, volta a stimolare le iniziative di formazione e ricerca direttamente dedicate alla gioventù giordana. Alcuni di questi ricercatori hanno appena concluso un periodo di formazione presso la Nasa, nel cui centro di Ames (California) hanno progettato il primo satellite giordano, che sarà messo in orbita la prossima primavera.
“Cubesat”, questo il nome del primo satellite giordano costruito dal gruppo di studenti formatisi alla Nasa, sarà utilizzato per la trasmissione di frequenze televisive e favorirà la diffusione della programmazione nazionale all’estero.
Presente alla cerimonia anche Giorgio Paolucci, Direttore scientifico della massima istituzione di ricerca scientifica presente nel Paese, SESAME (Synchrotron-light for Experimental Science and Applications in the Middle East), il primo acceleratore di particelle del Medio Oriente in cui collaborano Autorità Nazionale Palestinese e Israele, con Cipro, Egitto, Iran, Giordania, Pakistan e Turchia, e a favore del quale l’Italia ha stanziato un finanziamento ad hoc di 5 milioni di euro gestito dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.
La mostra di Leonardo si colloca nell’ambito del “Jordan Year of Science 2017” e rappresenta il contributo italiano al World Science Forum, che per la prima volta si tiene in Giordania.